Da Reggio Calabria una storia che coinvolge 25 famiglie circa in un fallimento, dice il nostro amico, «anomalo». Lo pubblico per continuare nella documentazione di una realtà a cui dobbiamo mettere la parola fine, stop, basta:
Abbiamo acquistato circa sei anni fa (siamo circa 25 famiglie) dalla ditta EDIL GRECO SAS di Reggio Calabria la nostra casa (purtroppo sul sito del CONAFI c’è il riferimento al fallimento dell’altra società la SRL). Alcuni di noi – 19 famiglie per l’esattezza – rogitano tra il 1996 e il 1998. Le altre famiglie non fanno in tempo perché il tribunale fallimentare, nel settembre del 1998, senza che nessun creditore si fosse fatto avanti, decide di far fallire una ditta che a fronte di 4 miliardi di debiti, aveva lavori già appaltati per 11 miliardi. Il curatore fallimentare decide a buon vedere per un’amministrazione controllata. Il giudice non è d’accordo. Licenzia il primo curatore e ne nomina un secondo.
Non sto qui a raccontare perché il giudice decide di far fallire la ditta perché cadrei nel più becero pettegolezzo, ma sappiamo ed è certo che lo ha fatto per una questione personale.
E fin qui si potrebbe dire «siete stati sfortunati». Ma la cosa ancora più scandalosa è il comportamento del giudice nei nostri confronti. Sin dalle prime fasi del fallimento assume un atteggiamento intimidatorio: «vi butto fuori di casa».
Nel giro di un anno mette all’asta gli appartamenti non contrattuati permettendo al creditore privilegiato di partecipare alle aste sotto altro nome e costringendo perciò tutti coloro che moralmente erano proprietari, ad acquistare alla prima asta, la più cara.
Non contento di ciò propone la revocatoria contrattuale per tutti gli altri appartamenti e riesce a vincere tutte le cause nonostante tutti avessero dimostrato non solo di aver pagato e più del valore dell’immobile, ma di averlo fatto in alcuni casi anche più di un anno prima del fallimento. Sapete chi era il giudice che ha sentenziato? Lo stesso che ha proposto le revocatorie, secondo il quale abbiamo tutti acquistato in cattiva fede come recita la legge. Ecco che avere un contratto e fatto anche in tempi antecedenti il fallimento non è sufficiente per essere fuori da questo meccanismo perverso ideato e congetturato dalla legge.
Non solo. Sarebbe bastato il ricavato delle vendite della prima asta a soddisfare quasi a pieno il creditore privilegiato cioè la banca, ma anche questa volta il giudice ragazzino (quello che ha vinto il concorso a 24 anni) ci pensa bene dall’applicare la legge che impone che tutto il ricavato delle aste sulle quali grava l’ipoteca vadano al proprietario dell’ipoteca stessa, e trattiene il 50% di tale ricavato per i cosiddetti chirografari, ma noi aggiungiamo per le spese del curatore, per le spese dei loro avvocati e cosi via (tra l’altro sono i primi ad essere pagati con parcelle stratosferiche). A questo punto lo stesso ragazzino ormai stanco delle cattiverie perpetrate ai nostri danni si impietosisce e ci propone, per evitare un appello che secondo lui perderemmo comunque, una trattativa: l’80% del valore delle nostre case e saremo liberi rinunciando però ad entrare nel passivo del fallimento.
Non sono entrato nei particolari che sono numerosi e tutti significativi: un mese prima di fallire la ditta vince un appalto di 5 miliardi e in quella occasione il tribunale fallimentare affermava che tutto era a posto! Mi chiedo: se un mese prima il tribunale fallimentare non è a conoscenza della presunta insolvenza del costruttore a maggior ragione come potevamo conoscerla noi cinque anni prima?
Il nostro sfogo a significare che sì, esiste una legge iniqua, ma che esistono giudici che fanno a gara con la legge, che non pensano alle conseguenze disgraziate che questo comporta per tante famiglie colpevoli solo di aver acquistato in buona fede davanti ad un notaio e di aver firmato un atto nel quale era evidenziato, tra le altre cose, che la società costruttrice si impegna a radiare entro un anno da oggi l’ipoteca iscritta a favore dell’Istituto bancario San Paolo ecc.
Per questo fallimento anomalo è stata fatta anche un’interpellanza parlamentare da parte del senatore Renato Meduri.
Comitato del condominio «Collina degli angeli».