Ordinario fallimento in quel di Treviso

Il cantiere è situato alla periferia di Treviso, località Canizzano.
Sono in costruzione 41 alloggi. Il permesso di costruire è del novembre del 2004, prima dell’entrata in vigore del dlgs 122 che è del giugno 2005.
La società che vende è la Cooperativa Edilizia Unità presieduta dal dr. Giorgio Milani di Spresiano (TV). La coop non aderisce ad alcun consorzio, si configura quindi come un’impresa come le altre che però lavora in regime cooperativistico senza praticamente esserlo.

Sono circa 25 le famiglie che nel breve volgere di qualche mese prenotano un alloggio già nel 2006 anticipando una cospicua somma di denaro a titolo di prenotazione.
In breve tempo sono stati prenotati 20-25 alloggi, alcuni anche da 2 immobiliari.

I lavori proseguono in maniera stentata. Dopo un certo periodo di stasi, nonostante le continue e sollecite richieste dei soci che chiedevono i motivi di questo rallentamento, si forma un comitato spontaneo di soci con lo scopo di monitorare l’operato del presidente della coop.

Il presidente tenta di coinvolgere alcuni soci investendoli di cariche consiliari all’interno del cda della stessa cooperativa.
Nel 2007, alla riunione di approvazione del bilancio da parte dei soci, venne dichiarato un passivo di 83 mila euro.
Nel 2008 grazie alla buona volontà dell’impresa costruttrice (oggi fallita) i lavori riprendono per circa un mese e poi si fermano nuovamente.
Alle continue sollecitazioni le risposte del presidente sono sempre le stesse: siamo in attesa di mutui da parte delle banche, il lavori riprenderanno ecc.
Dopo quasi un anno di inattività e pur con nuovi versamenti da parte di alcuni soci, i lavori si fermano definitivamente.
Da lì a poco la messa in liquidazione coatta della coop. Dalle situazioni contabili emerge un passivo di circa 6 milioni di euro, rispetto al negativo dichiarato l’anno precedente di appena qualche decina di migliaia.
I tre commissari nominati per procedere alla liquidazione tentano di ristrutturare il debito, soprattutto nei confronti delle banche, senza nessun successo.

A settembre del 2009 vengono portati i libri in tribunale e verso la fine del mese decretato dal tribunale il fallimento della cooperativa.
Il tribunale accerta uno stato passivo per circa 75 creditori (tra soci e fornitori) il cui credito tra privilegiato e chirografario ammonta a quasi 13 milioni di euro.

Tale debito è però riferito a ben 4 iniziative immobiliari che la cooperativa aveva da qualche anno intrapreso e neanche una portata a termine per un totale di circa 51 alloggi (dei quali 4 non ancora rogitati su una iniziativa).
Il tribunale deve ora fissare la data di vendita all’asta di ciò che resta del cantiere.

Sembra che ci sia una società (Domus Certa srl) che voglia acquisire il cantiere di Canizzano completarlo (manca circa il 25%). Questa società ha proposto ad alcuni ex soci di riacquistare l’alloggio in quel cantiere riconoscendo a titolo “filantropico” il 90% delle somme già sborsate. A fronte di questo riconoscimento, il valore degli immobili è stato fatto lievitare del 25% e oltre.
Così formulata la proposta ha fatto crescere di fatto il prezzo degli alloggi provocando una serie di rinunce.

Il caso è finito sui giornali locali per quasi un mese di seguito, è comparso ai TG nazionali in prima serata e in quelli regionali e locali.
Le famiglie coinvolte sono escluse dal fondo di solidarietà previsto dal flgs 122.

Lettera aperta alle istituzioni e al Parlamento sulla (dis)applicazione del dlgs 122

L’iniziativa è di ASSOCOND CONAFI ma sottoscritta da quasi tutte le associazioni che tutelano i consumatori, alle quali va tutto il nostro ringraziamento. L’obiettivo della lettera è molto semplice:
1. richiamare l’attenzione di chi dovere sullo stato di disapplicazione del dlgs 122 e normativa conseguente
2. rivolgere a ciascun destinatario la richiesta degli interventi di rispettiva competenza, divenuti ormai indifferibili.
Qui la lettera aperta che tutti possono scaricare e diffondere. Sembra lunga ma il dettaglio delle questioni è preciso e puntuale, così come evidente risultano i provvedimenti che le istituzioni e i decisori politici sono chiamati a prendere: sanzioni per tutti coloro che non applicano la legge, subito e chiare. Ne va del senso di giustizia ed equità che informa e da cui è motivata la normativa in vigore e disattesa.
Val la pena ricordare che pur in presenza di basse percentuali di applicazione le aziende che l’hanno applicata continuano a fare profitti e guadagni e stanno sul mercato meglio di quelle che invece, lavorando in condizioni di precarietà patrimoniale e mancate garanzie arrancano ed esercitano concorrenza sleale.