Il quotidiano «il Messaggero» di ieri pubblica un dettagliato articolo, a firma Francesca Filippi, in cui si evidenziano i criteri usati dalla Regione Lazio per l’erogazione delle provvidenze di legge a favore delle vittime della vicenda Consorzio Coop. Casa Lazio.
Come CONAFI-ASSOCOND non possiamo evitare di muovere alcune osservazioni di merito sui provvedimenti:
perché solo il 50% dei soci avrebbero diritto ai fondi? Gli altri chi sono? Figli della serva?
Non solo: ma l’idea di scindere i soci delle cooperative raggruppandoli in base alle iniziative è meccanismo insensato. Li si può fare entrare nelle case ma non si vede in che modo li si possa rendere proprietari se non attraverso un meccanismo che, questo sì, promuoverebbe la bancarotta delle cooperative stesse, da evitare come la peste.
Un’ultima considerazione riguarda l’affermazione dell’assessore Ciocchetti sui soci che non rientrando nella fattispecie dell’edilizia residenziale pubblica (legge 167) «sono vittime di truffe in rapporti fra privati in cui la Regione non è parte in causa».
Affermazione sconcertante e, per certi versi, offensiva: forse che coloro che hanno cercato di acquistare casa senza sovvenzione hanno meno diritti degli altri? O forse si vuol nascondere che gran parte della credibilità del Consorzio nasceva dal fatto che, proprio perché partecipava ai piani dalla Regione riusciva a vendere meglio anche a coloro che non vi aderivano? In ogni caso non è possibile lavarsene le mani con una battuta francamente infelice.