La questione «fallimenti immobiliari» in sintesi [1]

Ecco la prima di una serie di chiarimenti a uso dei più, nei quali sono compresi in ordine sparso:

    1. decisori politici di ogni ordine e grado;
    2. gli stessi imprenditori ai quali fare i pesci in barile è quasi sempre conveniente in virtù dell’ignoranza dei primi in lista 1.
    3. cittadini italiani, che a vario titolo, a svariate riprese e il più delle volte a vanvera decidono di destinare la loro fiducia ai soggetti al punto 1.
    4. ai potenziali acquirenti di immobili, che poi sono gli stessi del punto 3 ma non lo sapevano e quindi se sanno anche loro ciò che dovrebbero sapere quelli del punto 1 e 2 ci guadagnerebbero in termini di serenità e sicurezza dopo che sono andati a cercarsele dove non potevano trovarle, e cioè agenzie immobiliari, costruttori, associazioni dei consumatori ecc.

Il problema «fallimenti immobiliari», vale a dire il fatto che in Italia, e solo in Italia, le conseguenze del fallimento d’impresa ricadono sugli acquirenti, è indice di una forte anomalia nel sistema produttivo del comparto edilizio.
Riassumibile in questo comportamento: l’impresa edile usufruisce, con gli anticipi dell’acquirente, di una forma particolarissima di finanziamento. A costo zero, perché sui soldi dell’acquirente l’impresa non paga alcun tasso di interesse. I soldi dell’acquirente entrano nella disponibilità del costruttore che dovrebbe impiegarli nell’iniziativa per la quale l’acquirente ha sottoscritto un preliminare. Vedremo le caratteristiche di questo preliminare in seguito. Per ora il punto da sottolineare è questo: il costruttore riceve soldi a costo zero e rilascia una semplice promessa di consegna dell’abitazione. Questa è un’anomalia, in quanto i normali canali di finanziamento del rischio di impresa prestano soldi all’imprenditore sempre a un certo costo.