Una discussione sull’informazione televisiva

E già che ci siamo, visto che il riposo sabbatico significa anche tempo per la riflessione e dato che oltre a Torino, questa settimana c’è stata la partecipazione a «Mimandaraitre», vi proponevo alcune mie considerazioni sull’uso che dobbiamo fare dell’informazione televisiva (quando c’è).

Vorrei partire da una questione sulla quale in questi due anni sono tornato altre volte, se non altro perché essendo io stesso, diciamo così, un operatore dell’informazione, mi sono reso conto di quanto spesso i cittadini equivochino sul senso e sugli effetti di questo tipo di trasmissione e in genere della tv. La partecipazione a una trasmissione televisiva non risolve mai, ripeto: mai, il problema del quale si limita a dare una più o meno corretta informazione. Qualche volta dà l’impressione, errata e mistificatrice, di risolverlo (non è il caso della trasmissione di Marrazzo alla quale va riconosciuta onestà intellettuale, ma certamente di «Striscia» e del «Maurizio Costanzo Show», veri campioni della truffa mediatica. Vi ricordo, a titolo di esempio, che mentre «Striscia» solleva il caso Vanna Marchi e la magistratura la condanna, Costanzo ha scritto la prefazione all’autobiografia della truffatrice!). Una cosa deve essere ormai chiara: non è con una comparsata televisiva che il problema si risolve, né il muovere le acque mediatiche serve più di tanto a modificare l’applicazione nel caso specifico della legge. Il caso rappresentato, e la tv si muove solo con la logica del caso esemplare, porta in superficie e dà rilievo a una situazione alla quale poi deve seguire un intervento e una presenza attiva dei cittadini coinvolti nel medesimo tipo di problema. Questa partecipazione attiva il circuito virtuoso tra visibilità mediatica e spinta alla soluzione del problema che è, bisogna sempre ricordarlo e tenerselo a mente, compito delle istituzioni democratiche e rappresentative, vale a dire del legislatore, attuare e portare a termine. È esattamente quello che abbiamo fatto come CONAFI-ASSOCOND dopo la partecipazione di due anni fa a «Mimandaraitre», dalla quale abbiamo sfruttato tutto quello che potevamo sfruttare in termini di visibilità e nuovi contatti, senza per questo farci mai illusioni sulla sua capacità di risolvere il problema. Cosa peraltro dimostrata dai fatti, dal momento che dei casi allora portati in rilievo nessuno ha avuto una soluzione positiva solo perché era finito in televisione! Lo stesso vale anche adesso: partecipare serve a dare visibilità al problema che è di tutti, non di questo e quel caso, non di questa o quella situazione. Che, del resto, viene scelta dalla redazione in base a criteri specifici di comunicazione televisiva, vale a dire drammaticità e “crudeltà” della storia stessa. Questo ci tenevo a dire perché l’ansia e l’attesa che si produce intorno alla tv è spesso del tutto immotivata e frutto di proiezioni e frustrazioni che, casomai, dovrebbero indurre a prendere la decisione di agire, non quella di assistere a trasmisisoni tv. CONAFI-ASSOCOND si sono mossi a prescindere dalla logica che vi ho illustrato e forse sono riusciti in qualche caso a sfruttarla… Abitualmente, avviene il contrario: è il sistema mediatico a sfruttare noi, i cittadini e le loro disgrazie. Nel nostro caso questo non è avvenuto, ed è uno dei tanti motivi di soddisfazione che provo tutte le volte che penso ai due anni e mezzo di attività di CONAFI-ASSOCOND. Un’ultimissima osservazione: una porzione della nostra credibilità nei confronti delle istituzioni è dipesa, credo, proprio dal fatto che non abbiamo mai dato l’impressione di usare la drammaticità della situazione che denunciavamo per una cavalcata fine a se stessa nella visibilità mediatica.

Antonino Salerno ha scritto alcune considerazioni sulle vicende di questi ultimi tre giorni, che hanno visto lui e altre famiglie protagonisti di un’esperienza dalla quale è doveroso trarre insegnamento. Uno, prima delle parole di Antonino, lo traggo io, e suona più o meno come il detto evangelico: non fatevi trovare impreparati!

«DALL’ASTA ALLA FESTA Oggi, 30 maggio, a Torino, è stata vinta una battaglia piccolissima, parziale e periferica rispetto al cuore dello scontro che continua. È stata vinta ricorrendo anche a trucchi e stratagemmi e, purtroppo a ulteriori risorse finanziarie. Ma è stata vinta. C’è sì la gioia delle famiglie che resteranno nelle loro case, ma che resteranno anche nel loro quartiere, nella rete di amicizie, affetti, abitudini, saperi, comunità, appartenenza, anche inimicizie che ciascuno costruisce in anni di vissuto nel luogo, che non è solo un luogo topografico. Si è anche formata una comunità fatta da persone diversissime ma ormai legate da quel forte vincolo che si stabilisce solo fra chi condivide una sventura e sa tirarsene fuori, insieme, consorte. Però le conseguenze che questo episodio avrà vanno oltre. Starà a noi sfruttarne il potenziale effetto trascinante, sicuro a livello locale, possibile altrove. La lotta premia, paga. Stare uniti è fondamentale e difficile. Avere questa “cosa” che è Conafi e Assocond è determinante. Poi ci sono gli uomini. Per esempio, auguro a tutti di avere un Prefetto come il dott. Achille Catalani. Senza piaggeria. Sappiamo che ogni caso ha la sua storia e fino a che non otterremo o l’obbligatorietà (invito “sollecitazione”) di esecuzione del preliminare o un decreto che deroghi dalla necessarietà dell’asta, laddove le parti raggiungono un accordo, dovremo soffrire ancora e molti, troppi perderanno tutto. Abbiamo bisogno di tante “via Nizza 27” in tutta Italia. Abbiamo bisogno di essere percepiti ancora più forti dalla politica e dal Governo. Ce la faremo, lo dobbiamo ai De Benedetti, agli Zebelloni, agli Alì, a tutti quelli che pur avendo già perso la casa non si sono mai risparmiati. E non è cosa da poco. Lo sciacallo della vicenda di Via Nizza è stato sottoposto ad un fuoco di sbarramento mediatico ed al lavorio sotterraneo delle istituzioni e, devo dire, anche del Tribunale. Ma, soprattutto, il nostro ha intuito che le famiglie non solo erano unite e combattive ma che disponevano anche di una forza alle spalle: il CONAFI/ASSOCOND. Così ce l’abbiamo fatta. Dopo pochi e minimi rilanci l’approfittatore si è ritirato. E fra lacrime e tachicardie la gente è tornata alle PROPRIE case per brindare insieme. All’asta erano presenti: l’on. Nigra (DS), l’On. Pistone (Comunisti italiani), il consigliere regionale Contu (PRC), i consiglieri comunali Nigro (Verdi) e Orlandi (Margherita). Concludo col ringraziare l’unica banca che ha creduto nella nostra operazione e ci ha concesso il finanziamento necessario: UNIPOL Banca. A Cesare. Torino 30 maggio 2003
Antonino Salerno».

Dopo Antonino Salerno interviene l’avvocato Franco Casarano, presidente di ASSOCOND, con una riflessione importante che vi invito a leggere con attenzione. Sono le nostre posizioni, quelle che tutti dovrebbere fare proprie.

«Le parole di Antonino mi inducono a qualche riflessione. Noi non abbiamo strumenti giuridici e processuali per opporci alla barbarie sociale, che deriva dalla fredda ed inevitabile applicazione di un sistema normativo che attua la sua logica in modo meccanico. In attesa che il sistema recepisca il principio di tutela reale del cittadino, che abbiamo proposto (evidentemente con qualche parziale successo) non ci è restato che attivare forme di resistenza, che son passate dalle iniziative clamorose di piazza (ricordo gli scioperi della fame, i blocchi stradali in Milano, le manifestazioni in corteo, i sit-in davanti al Parlamento, il presidio dei tetti di Torino, ecc.) alle forme di guerriglia processuale (come le azioni contro il Giudice Delegato di Roma per la Madi) che presuppongono, se si vuole, un uso improprio delle norme, ma finalizzato a provocare “corti circuiti” del sistema giuridico, che oggi ci è nemico. Tutto questo deve proseguire, anzi deve essere intensificato… ma oggi c’è qualcosa di più: la lezione che si trae della vicenda di Torino è la stessa che si trae dalla vicenda della Madi a Roma ed è quindi una preziosa indicazione di metodo per il futuro. Tutti devono sapere che, quando le vittime si aggregano e si organizzano per la ricerca e la proposizione di formule che, pure a prezzo di grandi sacrifici, costituiscono la soluzione del “problema” , da quel momento nessun intervento esterno potrà essere tollerato dalle vittime stesse, che opereranno anche in sede d’asta senza lasciare alcuna possibilità di spuntarla a chiunque tenti, nel nome della libera iniziativa e del mercato, di effettuare operazioni di sciacallaggio. È successo a Roma e a Torino: le vittime hanno lottato e non si sono fatte depredare. Questo messaggio deve essere enfatizzato e deve diventare il monito per chiunque: non sarà più sopportato da Conafi Assocond che qualcuno si contrapponga alle vittime in sede d’asta. Il risvolto (interno) di tale indicazione è l’assoluta necessità che tutti (senza esclusione alcuna) si rendano disponibili alle iniziative che di volta in volta si renderanno necessarie e che, soprattutto, tutte le vittime dei fallimenti o delle procedure di liquidazione coatta delle cooperative divengano parte attiva di questa decisiva fase di lotta. Sto pensando con rammarico a quelle famiglie (e sono molte) che con la loro inerzia, per un verso non danno alcun contributo alla soluzione del problema, per altro verso, soprattutto, non ci consentono di aiutarle e restano vittime per la seconda volta di un sistema che è loro ostile. L’apertura dei tavoli di mediazione sociale con la Regione potrà facilitare l’attuazione di soluzioni come quella di Roma e Torino e sarà dunque possibile che si riproducano situazioni di crisi, derivanti dall’intervento dell’immancabile operatore: prepariamoci a questa evenienza, con tutta l’accortezza del caso. Franco Casarano».