Confindustria e diritto fallimentare

Articolo del «Sole24ore» di oggi, 16 giugno, a firma Stefano Parisi, direttore di Confindustria, sulla riforma del diritto fallimentare.
Conferma due cose, per noi fondamentali: il carattere strategico della riforma, e di conseguenza l’importanza che riveste per tutti gli interessi in gioco definire un quadro coerente e omogeneo di nuove norme. Ovviamente, data l’esiguità della nostra forza, l’incidenza relativa del fenomeno su tutto l’arco della problematica (che, ricordo, coinvolge tutti i settori industriali non solo quello immobiliare!), trovare in quella sede un’adeguata, e tempestiva, tutela dell’acquirente sarebbe un’impresa ciclopica, al di fuori della nostra portata. Garantire l’acquirente prima dell’inizio della procedura fallimentare è una necessità dettata dal buon senso.

Una considerazione di Parisi è, però, condivisibile, quando dice: «La disciplina attuale delle procedure concorsuali, privilegiando le procedure giurisdizionali a scapito delle soluzioni negoziate tra creditori e debitori, risente intensamente dell’inadeguatezza del nostro sistema e della profonda crisi della giustizia italiana». L’accenno alle soluzioni negoziate può essere molto utile perché prefigura un ruolo attivo dell’acquirente nel promuovere la soluzione di un problema che spesso, usando la rigidità della procedura, si risolve in un arco temporale che alla fine danneggia tutti i creditori e mostra fino in fondo l’assoluta ingiustizia di un meccanismo che pone l’acquirente nella condizione di vittima designata dell’intero meccanismo.

Parisi, a mio parere, non è condivisibile, invece, quando parla del fallito come vittima e non artefice della propria crisi. Almeno nel settore immobiliare, pur non dovendo generalizzare, molti pseudo imprenditori e cooperative non solo sono gli artefici interessati del loro fallimento ma da questo traggono utili e vantaggi non indifferenti per loro e i loro patrimoni: il meccanismo truffaldino messo in piedi si conclude quasi sempre nel fallimento dell’impresa, che a questo punto non può proprio definirsi una vittima bensì la realizzazione di un disegno criminoso di natura economica che nulla a che fare con il mercato e i suoi meccanismi.

Qui potete leggere l’articolo (è un fax, purtroppo di non ottima qualità). Grazie alla signora Dorina Cogo per avermi passato l’informazione.