Sempre tra le more del dpef un aspetto socialmente nuovo ma in crescita: anziani proprietari di case ma non in grado di pagarsi spese di assistenza o desiderosi di integrarsi la magra pensione, potrebbero trasformare la loro casa in una forma di reddito. In che modo? Ecco la proposta governativa:
DPEF: LA CASA COME STRUMENTO PER SOSTENERE I CONSUMI (2) = GLI ANZIANI, IN CAMBIO RENDITA, CEDONO A FONDI NUDA PROPRIETA’
(Adnkronos) – La seconda forma di finanziamento dei consumi è invece diretta essenzialmente agli anziani e tiene conto del «rapido invecchiamento della popolazione, l’aumento dei costi di assistenza l’esigenza di un’integrazione pensionistica».
Quello che ipotizza il dpef è una sorta di «ipoteca negativa» che consisterebbe nel vendere la nuda proprietà della propria casa a un istituto finanziario, e si citano i fondi immobiliare o i fondi pensione. Il proprietario, rileva il dpef, potrà così continuare a occupare la sua abitazione ricevendo il corrispettivo della vendita anche sotto forma di rendita, mentre l’istituto otterrà alla morte dell’occupante la piena proprietà della casa. Nel documento è anche prevista la possibilità, per il fondo, di cedere la titolarità del contratto. (Del/Zn/Adnkronos) 15-LUG-03 21:06
Tempo di dpef, vale a dire documento di programmazione triennale del governo. Una parte potrebbe riguardarci, nel senso che gli intenti del governo potrebbero avere un seguito a patto che venga ricostruito il «clima di fiducia»! Che, nel settore della casa, diciamo noi, è quello che potrebbe venir meno anche per il persistere della nota carenza di legge e mancanza di tutela.
DPEF: CONSUMI FAMIGLIE +1,2%, TRASFORMARE IN REDDITO RENDITE CASE=
Roma, 15 lug. (Adnkronos) – Quest’anno la spesa delle famiglie aumenterà dell’1,2%, rispetto allo 0,4% dell’anno precedente. La stima è contenuta nella bozza di Dpef che varerà domani [oggi, per chi legge] il Consiglio dei Ministri. In particolare, «i consumi dovrebbero beneficiare, oltre che del miglioramento del clima di fiducia dell’incremento del reddito disponibile, legato ai rinnovi contrattuali e del progressivo riassorbimento delle pressioni inflazionistiche». La propensione al consumo dunque, «rimarrebbe sostanzialmente stabile, dopo la riduzione registrata nei 2 anni precedenti, indotta dalla volontà delle famiglie di ricostituire la ricchezza finanziaria perduta dopo il crollo dei mercati azionari».
D’altra parte, si legge ancora nel documento, «gran parte della ricchezza delle famiglie è concentrata nel mercato immobiliare e un sostegno ai consumi potrebbe derivare dalla possibilità di convertire in reddito parte di tale ricchezza». Al contrario i consumi pubblici si ridimensioneranno per effetto «delle politiche volte al rispetto degli obiettivi di bilancio, pur a fronte del concentrarsi, nell’anno corrente, della spesa per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici». In termini reali, i consumi della P.A. registrerebbero un tasso di crescita «inferiore a quello dell’anno precedente (dall’1,7% del 2002 all’1,4%). (Del/Pe/Adnkronos) 15-LUG-03 19:00