Inizia con queste parole l’email di una signora, da mesi impegnata allo spasimo, insieme con la sua famiglia, a farsi riconoscere il diritto di prelazione. E prosegue:
Stamattina ci sono state le aste dei nostri appartamenti e al momento sono l’unica (salvo xxxxx che ce l’ha domani [oggi, ndr] ed è ancora indeciso se acquistare o meno) che non ha comprato la propria casa perché dopo tutte le battaglie fatte per la prelazione, dopo tutte le rotture di scatole date al conafi [non è vero… nessuna rottura, ndr] con le email inviate ecc., non me la sono sentita di arrendermi alla fine, specie dopo che negli uffici del notaio che cura le vendite, tutti gli addetti, avvocati e notaio compresi, ci hanno confermato che il giudice dell’esecuzione si è espresso riconoscendoci il diritto alla prelazione.
Stanotte credo che non dormirò, gli sciacalli questa volta hanno risparmiato le case abitate, alla prossima non so, e avere coinvolto la mia famiglia in questa attesa snervante non so quali sensi di colpa potrei avere se qualcosa andrà storto. lo so, ma l’ho data vinta alla dignità e al senso di giustizia. Ripeto, non me la sono sentita di arrendermi proprio quando il notaio stesso mi dice “se hai la prelazione che partecipi a fare?”.
Non so se comprende il mio stato d’animo, è un semplice sfogo dopo un sorriso rassicurante alla mia famiglia.