Stiamo registrando il più clamoroso e chiaro tentativo di affossare la legge Duilio sulla tutela degli immobili in costruzione. Le norme che si vorrebbero introdurre non sono in grado di tutelare adeguatamente gli acquirenti in quanto non li sottrarrebbero dalle more della procedura fallimentare. Per durata e disponibilità finale di soldi in sede di riparto la procedura, lato acquirente, si risolverebbe comunque in un disastro economico. I soldi eventualmente recuperati sarebbero disponibili dopo un lasso di tempo così lungo da non permettere il loro utilizzo nell’acquisto di una nuova casa. La fideiussione ad escussione immediata entro 30 giorni dal fallimento, prevista dal dlgs 122, permette, invece, all’acquirente di rivolgersi immediatamente a un altro operatore, confermando l’impiego di quei soldi all’acquisto del bene casa.
Questo il testo del comunicato stampa ASSOCOND CONAFI di oggi:
In una situazione in cui i cittadini italiani sono già più che in affanno per i mutui casa alcuni deputati non trovano di meglio che vanificare le tutele per gli acquirenti di immobili previste dal dlgs 122 del 2005.
È il senso degli emendamenti alla legge finanziaria presentati in commissione Bilancio. In buona sostanza rendono ineffettuale l’obbligo di fideiussione a carico degli imprenditori e a garanzia degli acconti versati dall’acquirente prima di entrare in pieno possesso della casa. La norma di tutela, in linea con le normative europee, verrebbe, se passassero gli emendamenti, stravolta e l’acquirente si troverebbe nuovamente, in caso di fallimento dell’impresa, alle prese con la procedura fallimentare e con i suoi tempi e le sue modalità, a lui certo non favorevoli.
ASSOCOND CONAFI, esprime la più totale contrarietà allo spirito e alla lettera di questi emendamenti. Il dlgs è ampiamente disatteso dagli imprenditori e da alcune centrali cooperative. Un emendamento di questo genere in realtà, tradisce la malcelata convinzione che la disciplina di tutela sia costruita su meccanismi, che, se hanno trovato piena e soddisfacente applicazione in altri paesi europei, non possano però trovare cittadinanza in Italia, per la presunta inadeguatezza del sistema-paese, premiando l’illegalità che nel settore delle costruzioni rischia di essere la regola e non l’eccezione e alterando le regole della concorrenza.
Stupisce, in un momento come l’attuale, che si pensi di privare il cittadino italiano di una tutela che va nel senso dell’art. 47 della Costituzione; ci pare una scelta dissennata e priva di corrispondenza con la volontà espressa all’unanimità dallo scorso Parlamento di evitare i drammi che migliaia e migliaia di famiglie stanno vivendo in conseguenza di fallimenti nei quali non hanno avuto nessuna responsabilità.