Il diavolo in televisione

L’occasione è presto detta. Una trasmissione [L’aria che tira] del canale privato La7 ospita Paolo Cottini, persona coinvolta nel fallimento della cooperativa di sinistra «La garibaldina» in quel di Casaletto Lodigiano. Storia lunghissima, non ancora risolta, di difficile soluzione. Di fatto, al di là delle intenzioni di Paolo, un ottimo pretesto per lacrimevoli considerazioni.

Vengo coinvolto da una simpatica, giovane e professionalissima giornalista in un’intervista di supporto alla presenza in studio di Paolo. Nell’intervista, andata in onda per un frammento praticamente incomprensibile e che citava solo i dati dei coinvolti negli ultimi dieci anni, parlavo dell’unica cosa che è serio dire in questo genere di trasmissioni, vale a dire la presenza di una legge e la necessità per i cittadini di esigerne l’applicazione. Fare informazione utile ai cittadini tutti.

Dell’esistenza della legge non è stata fornita alcuna informazione. Di più, il parterre in studio era formato da un deputato, Nicola Fratoianni di Sinistra e libertà (fa parte della commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e forse per questo si giustifica la sua presenza in tv!) che nulla sapeva della legge e di nulla aveva cognizione, dal momento che scaricava sui Comuni la vigilanza delle cooperative senza nemmeno citare i compiti di vigilanza assegnati al ministero competente! Una signora del PD e un sindaco collegato della Lega che ha farfugliato qualcosa sui comuni anche lui senza cognizione di causa.

Dal canto suo, e mi dispiace, neppure Paolo è riuscito a dire qualcosa sull’esistenza della legge, tutto preso nel descrivere una situazione che lo vede impegnato nella sua vicenda da almeno dieci anni, con notevole stress e dolore.

Anche nel caso di Paolo, però, vale un discorso chiaro e netto: tutte le sue, come le nostre, sofferenze e dispiaceri, tutte le nostre giuste pretese di giustizia hanno senso solo se riescono ad inserirsi all’interno di un discorso che riguardi anche gli altri. Questo è da sempre stato il messaggio e l’impegno del CONAFI. Non vogliamo che storie come le nostre si ripetano e dopo la legge non ci sarebbero se la legge fosse conosciuta e fatta applicare dalle imprese ma anche dai cittadini consapevoli. Il fatto è che la cittadinanza è tale solo se consapevole e quella della stragrande maggioranza degli italiani non lo è.

Anticipata da una confusa storia di violenza alle donne, con larghissimo uso di spot pubblicitari dove la storia diventava pesante, lo spazio dato al fallimento della coop di Paolo è risultato confuso, insensato e privo di qualsiasi utilità. Di certo non ha fornito alcuna spinta alla soluzione del problema del fallimento di Casaletto Lodigiano né tantomeno alla conoscenza dell’esistenza della legge e delle sue tutele.

Perché il diavolo? Perché è diabolico disporre le cose in modo tale che ad avvantaggiarsi della peste emozionale messa in onda siano solo gli inserzionisti pubblicitari. Un peccato di simonia intollerabile al più laico dei sostenitori della libertà di parola.

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