Il tempo, risorsa per definizione scarsa, se non scarsissima, passa. Per CONSAP il dossier delle cose fatte male e delle cose neppure fatte e che si sarebbero dovute fare si ingrossa ogni giorno di più. E non è solo questione di ritardi nei pagamenti. Ci sono casi di errori grossolani nella scrittura, nei dati; codici fiscali da correggere; mail da verificare con attenzione. Insomma la manutenzione ordinaria di un servizio pubblico a costo zero per lo Stato che paghiamo noi “indennizzabili”.
Inevitabile tributo alle abituali e deprecabili disfunzioni burocratiche? Anche, ma non solo. E soprattutto la sensazione, che spero venga corretta nel seguito di questa vicenda, di trovarci di fronte agli esiti, inevitabili, di anni di trascuratezza. Diciamocela tutta: nessuno, in CONSAP, come al MEF pensava, che il Fondo avesse le risorse necessarie ad assolvere al compito impostogli dalla legge: indennizzare gli aventi diritto dopo decenni di mancate tutele per gli acquirenti di immobili in costruzione. La ratio della legge la potete leggere dal primo post di questo blog in poi!!!
In questi ultimi tre anni di lavoro intorno alle sue inefficienze – ricordo i ritardi inammissibili nel pagamento della IV quota avvenuti per gli indirizzi errati e non modificati nell’anagrafica, e non ancora risolti – mi sono convinto della distanza che corre tra le legittime aspettative dei beneficiari, sancite e garantite dalla legge, e le pratiche dei gestori del Fondo.
Cerco di sintetizzarla. Per i beneficiari il Fondo è un mezzo per vedersi riconoscere il proprio diritto all’indennizzo. Prima si estingue meglio è, significa che il danno subito è stato cancellato, almeno sul piano monetario. Per i gestori il Fondo è un fine. La sua durata è segno di continuità della funzione; garantisce lavoro e prestazioni; mette alla prova capacità organizzative e professionali e, alla fin fine, permette qualche medaglietta al manager di turno che potrà vantare ai piani alti del ministero le proprie abilità. E qualche prebenda in più. Per noi tanto entra nel fondo tanto deve uscire e il più in fretta possibile. Per la burocrazia qualcosa deve sempre fermarsi sul fondo della vasca in cui nuotano i pesciolini della trascuratezza, della negligenza, della distrazione… insomma i soliti suoi vizi.
A questa situazione si potrebbe facilmente adattare l’affermazione evangelica: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc, 2,27).