Qui l’articolo di Repubblica sul caso COPALC.
Si può anticipare, in attesa della nostra presa ufficiale sul caso, alcune brevissime osservazioni.
Balza agli occhi la scarsa cultura di gestione della crisi che circonda questa vicenda, ma in genere tutte quelle che riguardano i fallimenti immobiliari. L’impressione è quella per cui ognuno va per la propria strada, per altro rigidamente fissata dalla legge di procedura, senza tenere in alcun conto, se non a parole e a buone intenzioni le sorti di coloro che sono le vere vittime del dissesto, vale a dire i SOCI COOPERANTI CHE NON COOPERAVANO AFFATTO! Sì, perché la storia che si tace è proprio questa: le famiglie sono state coinvolte nel fallimento… ma non dovevano essere, in qualità di soci, i veri e propri “costruttori” della propria casa?
E qui veniamo al punto dolente: se si è arrivati a questo punto è proprio per il fatto che la governance della coop. ha agito in modo tale da caricare sulle spalle dei soci la responsabilità delle sue cattive scelte di gestione. Sarebbe interessante leggere i resoconti della assemblee, le delibere, le maggioranze, coloro che davvero costituivano le coop e come agivano. Lo farà sicuramente il curatore ma a questo punto gli errori di gestione cadranno sulle spalle di coloro che quelle decisioni non le avevano prese o se le avevano viste imporre. Davvero una brutta storia da cui è possibile uscire solo se c’è una volontà chiara e concreta di tutelare le famiglie coinvolte e da parte delle stesse famiglie la volontà di procedere alla costituzione di un Comitato in grado di indirizzare la pletora di cause e causette legali che graveranno, ulteriore danno alla beffa, sui loro patrimoni.