Un pensiero su “Dalla newsletter ASSOCOND-CONAFI [4]

  1. Tutta la normativa di settore deve essere profondamente modificata, così come i criteri di costruzione degli immobili: ogni unità immobiliare deve disporre di una specifica ed indipendente fonte di approvvigionamento idrica, alimentata dal pubblico acquedotto e correlata ad uno specifico ed individuale contratto di fornitura ed erogazione. Tutte le utenze collettive condominiali per usi individuali, “a defalco” di contatori condominiali, debbono essere abolite: il rischio di insolvenza dell’utente di ciascuna unità immobiliare deve restare a carico e deve essere gestito direttamente dall’Azienda erogatrice e non deve più poggiarsi sulla solidarietà cumulativa del condominio (così come avviene per tutte le utenze individuali o esclusive di altre forniture: energia elettrica, gas metano, linee telefoniche, linee di trasmissione di dati, etc…). Quello dell’acqua è, purtroppo, un monopolio “naturale” (nel senso che per gli utenti, al momento, non è possibile approvvigionarsi da Aziende concorrenti di quella che ha in gestione la rete di acquedotto), nel quale lo squilibrio tra Aziende erogatrici ed utenti è assolutamente svantaggioso e contrario alle più elementari norme di mercato, che permette l’insermento di vari “mediatori” (le ditte recapitiste e letturiste dei consumi riportati dai contatori divisionali) che contribuiscono ad aumentare il costo finale dell’acqua a danno dei consumatori rendendolo, in Italia, uno dei più gravosi al mondo. Bisogna recuperare risorse necessarie ad investimenti necessari a realizzare durevoli ed efficaci interventi di razionalizzazione e rinnovamento della rete distributiva dell’acqua – nella quale si verificano “PERDITE” che, nella media nazionale, arrivano al 45% dell’acqua potabile immessavi. Occorre partire, pertanto, dalle norme e dai regolamenti edilizi ed igienico-sanitari di Regioni e Comuni, smettendola di “fare sconti” ai Costruttori ed impegnandoli a realizzare – con le unità immobiliari – impianti idrici degni di questo nome: per ciascuna unità immobiliare deve essere stipulato uno specifico e distinto contratto di fornitura idrica, che dia luogo ad una specifica e distinta contabilizzazione dei consumi e dei costi. Si pone, infine, il tema (una vasta prateria) delal formazione di gruppi di acquisto fi consumatori ed utenti che possano confrontarsi con gli “oligopolisti” dell’acqua non tanto e non solo sul tema del costo, quanto su quello della qualità dell’acqua e della garanzia di programmi manutentivi di breve, medio e lungo periodo delle reti distributive: eliminare o ridurre fortemente le perdite in rete deve tradursi nell’immediata riduzione del costo delle bollette. Dalla “privatizzazione” delle aziende erogatrici dell’acqua (alla quale si oppone la chimera della loro “pubblicizzazione” o “rimunicipalizzazione” e non della pubblicizzazione dell’acqua in quanto tale) bisogna con decisione passare alla “liberalizzazione” del mercato. Questa volta, però, prima si debbono scrivere le regole del gioco (doveri e diritti delle Aziende di acquedotto e degli utenti) e dopo si liberalizza!

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