Dimore storiche da salvare… perché?

È il titolo di copertina del settimanale di «Quotidiano Immobiliare», diretto da Guglielmo Pelliccioli.
È un titolo che mi provoca e mi spinge al paradosso.
Sì, contrariamente alla vulgata pietistica che reclina il capino sul passato e con fare compunto elenca le cose da salvare (dopo che si sono distrutti gli uomini), sostengo che le cose debbano andare alla malora, almeno come si sono fatti andare alla malora vite ed esistenze di persone in carne ed ossa, non pietre, malte, stucchi e ghirigori che i saperi del mondo assegnano a un’epoca per poi riprenderli nella successiva.
Due gli insegnamenti di quel titolo, che si riferisce al progetto di salvataggio di palazzo Cagnola, in via Cusani a Milano, palazzo che ospitò il grande feldmaresciallo Radetsky durante la dominazione austriaca di Milano:
allora è vero che la Storia è storia di distruzioni? Allora è vero che resta sempre qualcosa da salvare dal suo movimento esasperato? Ma allora perché ne riproponiamo a ogni occasione la forza propulsiva e l’inarrestabile e trionfante marcia?
E soprattutto, perché vogliamo salvarne le testimonianze quando sappiamo che la loro permanenza testimonia visivamente lo scempio di vite sul quale si sono costruite?
Salviamo le dimore del presente e dal presente, sono qui che gli uomini vivono e penano. Che possano penare meno e vivere meglio solo perché villa Cagnola si è salvata non lo credo… fino a prova contraria.

Qui l’ottima rivista di Pelliccioli.

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